lunedì 25 aprile 2016

"Belli Ciao"

Mai 25 aprile fu più anonimo di questo del 2016, se si esclude una ovvia contestazione contro la brigata ebraica per il puro gusto di metterla sul solito binomio fascisti-sionisti, ma per il resto l’indifferenza del governo, l’insipienza del Quirinale e l’assoluta privazione di coscienza di questa festa rende perfino comprensibile l’apertura H24 dei supermercati e dei negozi.

D’altronde se prima la liberazione era legata allo scontro di ideologie fra ex comunisti ed ex fascisti, adesso perfino quel falso ideologismo è stato sommerso dal qualunquismo, per cui se doveste chiedere alle nuove generazioni cosa sanno della Liberazione, riceverete risposte confuse o politicizzate ed in alcuni casi perfino il silenzio.

D’altronde quale Liberazione può essere più utile e sentita, in un paese dove c’è una parte del paese che festeggia la chiusura del Brennero (da parte dell’Austria nei nostri confronti e quindi contro tutti gli immigrati, italiani compresi), dove un primo ministro ha seppellito l’intera storia del suo vecchio partito, trasformandolo in un’americanata elettorale e dove la storia dei nostri padri e dei nostri nonni è oggetto di disinteresse o wikipedia.

Meglio abolire, come già qualcuno propose tempo addietro, una festa che serve unicamente per alimentare ponti di ferie forzate o week-end al mare, dove ormai perfino i discorsi sono intrisi di retorica europeista che non funziona o di ricordi sul coraggio e la dignità assolutamente inutili perché legati nostalgicamente al passato e non assorbiti dalle nuove generazioni, bruciate da internet e dal populismo crescente.


Guardo nostalgicamente le corone depositare vicino ai monumenti o vicino alle case dove sono state create lapidi dedicate ai morti della resistenza, della guerra contro gli invasori di qualunque tipo, che ormai sono oggetto di osservazione degli immigrati che chiedono a noi una storia che non conosciamo…E poi pretendiamo che essi conoscano lingua, tradizioni e leggi del nostro paese…

Nebbia

sabato 16 aprile 2016

Un Si o No contro la sberla del silenzio


Andate a votare per questo referendum anche se non riuscite a trovarci un senso, anche se vi sembra apparentemente inutile dire un Si o un No ed anche se dovete farlo contro qualcuno o qualcosa, anche se avete altro da fare e se vi annoia andare a perdere un po’ di tempo in un seggio elettorale senza dover scegliere un volto o un partito.

Andate comunque a votare, sapendo che non è un referendum sull’ambiente, perché se è vero che bloccare le estrazioni petrolifere in mare e le relative concessioni entro le dodici miglia significa salvare luoghi e mari da fonti inquinanti ed evitare un processo infinito di estrazioni senza termine e senza obiettivi, dimenticatevi che quelle piattaforme saranno smantellate e smaltite, perché le compagnie fuggiranno e dovrete costringere a metterle in sicurezza.

Ma non pensate di andare a votare ad un referendum sulla salvezza dei posti di lavoro: i posti di lavoro nel settore petrolifero si sono già persi dalla Sicilia a Porto Marghera, dalla Lombardia alla Sardegna e non di certo per un referendum e per una protesta ma perché è stato già deciso di spostare il monopolio delle estrazioni dove il lavoro costa meno, le tasse sono più basse e governi e potentati sono d’accordo dall’Africa all’Asia centrale.

E non pensate neppure che questi posti di lavoro conservati siano sicuri per voi. Provate a chiedere come si lavora in una piattaforma con turni da dodici ore e trenta giorni consecutivi in cantiere senza staccare, in due in una stanza su due brande e solo i soldi ti fanno passare la voglia di scendere ma dovete essere gente esperta con alle spalle almeno 20-30 nel settore o ingegneri specializzati…Insomma non stiamo parlando dei vostri figli con diploma industriale.

E non pensate di votare neppure per un referendum politico, perché se è vero che soprattutto votando Si (ma in fondo anche votando No) darete uno smacco ad un governo e ad un premier forte solo del suo agonismo arrogante e dei potentati che lo proteggono, lui non mollerà e non si schioderà né dalla sedia, né dai suoi amici finanziatori perché le rivoluzioni non esistono più

C’è un solo grande motivo per andare a votare: darvi una mossa e dare un segnale che esistete ancora come popolo o come paese senza nebbia negli occhi, capace di rispondere ad una domanda, come se subiste uno schiaffo a cui difficilmente risponderete stando fermi, in silenzio senza dire Si o No.