
Chi vince a Roma? “Mamma Roma Meloni” che si candida più a
nome di tutte le mamme che di un progetto politico, la “Pentastellata furente e
brillante” fresca di pratica da Previti, “l’eletto del Cavaliere uomo che
balzava da emergenze a cerimonie allegre”, “l’eletto del nuovo Blair” ultimo
scampato alla Roma Ladrona, il mitico “Arfio” emblema della Roma ai Romani
macchiati dall’endorsement di Alfano o il nero sbiadito della destra rautiana
che fu?
Scegliete signori, scegliete! Venghino, pure al mercato di
Porta Portese con una capitale che sta offrendo uno spettacolo indegno della
sua arte, della sua storia, perfino della sua tradizione politica del passato
ed a cui resta il solo malinconico realismo della Grande Bellezza di Sorrentino
e la Cupola di San Pietro dove un Papa argentino cerca di salvare il salvabile
della Chiesa e della credibilità di una città.
Ma il peggio di tutto è proprio la candidatura della Meloni,
prima paladina della destra romana, poi incapace di un passo di coraggio perché
autoscoraggiatasi dalla sicura sconfitta e dalla maternità per sua stessa ammissione
e adesso risalita sul podio della migliore, della donna in carriera dell’anima verace
e sociale della città…Ma perché? E per chi?
A lei suona bene la frase di Jep Gambardella in polemica con
la sua salottiera amica..”Allora invece di farci la morale… di guardarci con
antipatia... dovresti guardarci... con affetto… Siamo tutti sull'orlo della
disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci
compagnia, pigliarci un poco in giro... O no? Mai così calzante per tutti i candidati romani.
Nebbia.
Nebbia.
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