giovedì 19 maggio 2016

Il rompicoglioni ed il pianto degli ipocriti



C’è una sola verità non a caso radicale è che i rompicoglioni danno fastidio e le lacrime rituali di tutto il mondo politico, per quanto di coccodrillo sono vere solo perché quella razza di gente prende schiaffi in faccia per battaglie che nessuno vuole combattere ma di cui tutti si prendono meriti e conseguenze.

La nebbia sul radicalismo italiano e forse mondiale è oggi più che mai fitta e non è solo fatalità che Marco Pannella scompaia nel momento culminante dell’abdicazione dei diritti civili di fronte al cinismo dell’economia e della real-politik dove ci si accontenta di brutte leggi come quella sulle unioni civili, ha rinunciato definitivamente alla certezza ed alla dignità della pena ed un premier invita a non votare per un referendum.

Certe persone non hanno gioco in politica perché chi voterebbe per i promotori di leggi che spaccano il matrimonio, legittimano il suicidio assistito e l’omicidio di bambini non ancora nati, promuovono amnistie che tirano fuori dalle carceri i “delinquenti”, attaccano Chiesa, Parlamento ed altri poteri forti? Gente dal bacino elettorale nullo e che obbligano a dilemmi morali da cui la gran parte delle gente vuole fuggire.

L’epopea dei radicali è finita perché il radicale vive in un mondo dove le persone credono di avere tutti e quindi non hanno motivo di chiedere qualcos’altro, soprattutto se gli viene dato a piccoli dosi ed edulcorato e dove i diritti sono tranquillamente barattabili con qualche soldo in più e la richiesta di populismo anti-immigrazione a basso costo e con grandi appelli sul web.


Godetevi questo momento, voi che avete fatto la processione di benedizione per salutare l’ultimo rompicoglioni, per avere il suo perdono e l’impressione di amicizia con un monumento con cui non avete condiviso niente, perché non esistono eredi, né in Grillo, né nei leghisti, non esistono vaffanculo critici ma solo comici, non esiste gente che spacca ed aggrega, che diverte ma quando parla lo fa tremendamente sul serio, che non scende a patti…Che si chiama Giacinto Marco. 

martedì 10 maggio 2016

La Costituzione degli altri e quella di Renzi e Boschi




Qual è la differenza fra Casa Pound, Morosini e la Ministra Boschi? Obiettivamente tanta, ma di fronte alla Costituzione in realtà nessuna, perché tutti sono uguali davanti alla Costituzione e perché la Costituzione è loro e sono a quel testo che i cittadini sono chiamati a dire Si o No e non ad un leader, ad un profetico vento di cambiamento o di svolta a tutti i costi.

Eppure la Ministra Boschi più uguale di tutti ha detto che il potenziale 50% che potrebbe votare per il No vota come Casa Pound, con questo disprezzando quella stessa Costituzione che permette a quella associazione di esistere, di esprimere il proprio pensiero e di essere scelta o meno da una base di rappresentanza senza liste bloccate o filtraggi elettorali, ma al tempo stesso associando chi vota No al gruppo di “voi siete gli altri, i peggiori a tutti i costi”.

Eppure in questi giorni si è discusso se un magistrato possa o meno esprimere un’opinione da cittadino, da giurista solo perché appartenente ad un organo istituzionale quando in realtà è proprio della sussistenza, della modalità di composizione e della riforma di organi istituzionali di cui si sta parlando e non del destino di un governo fra tanti a cui pure la Boschi potrà succedere ma che non è la carta dei nostri diritti e del nostro orgoglio rappresentativo.

C’è una supponenza culturale nel duo Renzi-Boschi e nel loro gruppo ristretto che ormai li sta sempre più autoconvincendo di essere gli unici interpreti del popolo, gli unici capaci di spiegare il cambiamento solo perché dall’altra parte c’è un gruppo neofascista o un vecchio premier altrettanto compromesso o i magistrati scomodi perché appartenenti a determinate correnti e che rende la Costituzione di Renzi e Boschi diversa da quella degli altri: la loro, la migliore.  


Ma è proprio questa l’ignoranza di Renzi e di Boschi, il non voler capire che la trasformazione di un apparato istituzionale deve essere “sentito” dal popolo, non solo con battute populiste riferite al minor numero di senatori, ai minori costi, alla stabilità dei governi con leggi più veloci. Il problema è dare al popolo una Costituzione che sia eseguita e rispettata per la qualità e non per la quantità, non perché costa meno, ma perché costa il giusto se i deputati ed i senatori non mangiano brioches e cappuccino e molto altro a sbafo, anche se sono mille o cinquecento. 

lunedì 9 maggio 2016

Il "problema" del Governo: risarcire o non risarcire



Allora chi ha ragione: la Consob e Banca d’Italia che di fatto giustificano le banche per l’emissione dei bond sospetti oppure Matteo Renzi che adesso in piena ricerca di plebisciti decide comunque di risarcire i danneggiati, dichiarando in sostanza il contrario ed ammettendo indirettamente che le banche non andavano neppure salvate?

Il problema c’è e si può essere d’accordo oppure no sul fatto che un risparmiatore debba pensarci più di due volte prima investire migliaia e migliaia di euro sulle obbligazioni di banche di amici o di amici di politici influenti con un bel nome in provincia, regione o più in alto e non essere risarcito per averlo fatto, ma il problema è un altro: è un problema di coerenza.

Perché non si può, come ha fatto il governo, salvare le banche ed al tempo stesso rimborsare gli investitori (ma solo all’80%, perché i soldi sono veramente troppi da recuperare), anche alla luce di un’autorità di vigilanza sulle operazioni finanziarie in Borsa ed anche della Banca d’Italia che la pensa esattamente al contrario e dice ai risparmiatori che la loro comprensione, seppur difficile, era sicuramente possibile.

Non si può perché l’80% dei rimborsi che verserà il governo non viene dalle banche o dal loro patrimonio, ma ancora una volta dal patrimonio pubblico e quindi da tutti i comuni cittadini che non si sono fermati a prendere il prodotto migliore al telefono o alla scrivania della banca per il puro gusto di alimentare i propri soldi e che anzi ancora difficilmente riesce ad ottenere un mutuo con i contratti a tempo indeterminato per tre anni a tutele fosforescenti del Jobs Act.

La notizia è passata sotto traccia, ma Renzi deve scegliere fra Banca Etruria ed i risparmiatori di Banca Etruria, fra il potere che lo vuole al Governo ed il potere che lo eleggerebbe (perché tuttora non lo ha ancora fatto) magari dopo una legge elettorale accondiscendente perché in ballo ci sono miliardi: i miliardi di chi investe ancora, di chi non vuole farlo e pagare per gli altri ed anche quelli di chi finanzia tutto ciò ed oggi è stato assolto definitivamente e potrà continuare a farlo con prospetti…più chiari.


Nebbia. 

sabato 7 maggio 2016

Il confine è salvo




Si dice che Radetzky durante le rivolte italiane del 1848 disse che era inutile tentare di riguadagnare la fedeltà degli italiani con la diplomazia e che esisteva un solo modo di conservare i territori ovvero la spada in pugno…Adesso vedendo dall’altra parte Renzi ed Alfano, Francesco Giuseppe e lo stesso Maresciallo la penserebbero diversamente, perché l'armistizio è costato meno. 

Al di là delle chiacchiere sulla posizione dell’Austria fuori dalla storia concordata da Renzi e Merkel solo per i giornali e le tv, il governo austriaco peraltro debole e schiavizzato da Strache ha ottenuto ciò che voleva, ovvero i controlli congiunti sui treni da parte di forze dell’ordine dei due paesi, verifiche più mirate sulla frontiera del Brennero ed il piano Renzi che in sostanza è quello di Salvini “aiutiamoli a casa loro”.

E allora? Cosa ha vinto Alfano in questa trattativa in perdita? E di cosa ci si vanta se il ministro degli Interni austriaco Sobotka pur negando la costruzione di un muro (e ci mancherebbe altro!), nel congresso del Svp ovvero l’analogo alto-atesino del partito di Renzi può dire “nessun muro e nessuna chiusura, se l’Italia fa i compiti” ed affermando che se la Germania controlla possiamo farlo anche noi (già proprio quella Merkel che fiancheggiava Renzi), frasi in linea con la “radetzkiana” memoria.

Il risultato di questo ennesimo compromesso in perdita della compagnia di Renzi, ormai non più un governo, è la provocazione di scontri evitabilissimi al Brennero tra polizia e soliti antagonisti, la totale debolezza italiana sul tema dell’immigrazione tanto da ritornare al solito problema dei “compiti italiani” e perfino il rafforzamento del candidato più oltranzista in Austria, quell’Hofer che delle debolezze e delle rinunce italiane gode grassamente.


In questa ipocrisia assordante c’è una sola persona, il governatore trentino Ugo Rossi, che già a febbraio aveva tuonato contro questo affronto austriaco e che invece di far valere il peso dell’autonomia e del legame storico della propria regione sul piano culturale e linguistico con l’Austria ha ribadito, con un megafono e davanti al Brennero innevato, il no a reticolati e posizioni oltranziste e chiamato alla responsabilità gli stati nazionali, il nostro compreso…Lui c’era, Renzi non lo abbiamo visto. 

mercoledì 4 maggio 2016

Tele...Iato e la bandiera bianca dell'anti-mafia

Muore il mito di TeleJato, il mito di una televisione che a molti aveva ricordato il coraggio e l’irriverenza di Peppino Impastato, la speranza di poter prendere botte, anche forti senza mai perdere la forza di rialzarsi, la sensazione di sentirsi solo ma non isolato ed abbandonato e salvo doverose verifiche e riabilitazioni un altro pezzo di lotta alla Mafia si arrende.

Ci sono due forme di resa alla criminalità: quella per assorbimento e quella per sfinimento e probabilmente Maniaci è stato colpito da quest’ultima, in un ambiente dove devi trovare motivazioni, difese, essere sempre sulle spine ed alla fine è stato sommerso dalla volontà di liberarsi dallo stress con gli stessi mezzi di chi lo crea tutti i giorni.

Ma la vicenda di Maniaci, indagato al momento per estorsione insieme con altre dieci persone, è forse il culmine della crisi di quell’anti-mafia professionista che ha visto il figlio di La Torre entrare in rotta con Don Luigi Ciotti e Libera, di numerosi scrittori che hanno preferito cambiare argomento o diventare essi stessi l’argomento ed il protagonista, di magistrati che hanno fatto la spola fra la politica ed il tribunale perdendo in entrambi i casi.

Purtroppo iniziano a mancare i testimoni ed è questa la cosa più grave. Il silenzio con cui la figlia di Borsellino è stata costretta alla rinuncia dell’incarico nella Giunta Crocetta (altro esponente anti-mafia persosi nei meandri della caciara politica) è significativo e soltanto un funerale tardivo voluto dalla figlia di Lea Garofalo ha dato un minimo di emozione e di ricordo ad un paese che ha dimenticato questo problema.


Se chiedete tutto ciò al governo, vi dirà che molto è stato fatto, se chiedete al Ministero dell’Interno vi dirà che eroicamente ha resistito alle minacce, ma la gente non ci crede più e forse è il caso che tutte quella società civile che ancora vuole dare un segnale ai giovani italiani si svegli, tolga un po’ di NEBBIA dai suoi occhi e riprenda a lavorare a testa bassa, in silenzio e sul serio.  

martedì 3 maggio 2016

Ranieri e quegli applausi ipocriti di chi lo ha svergognato

Tutti pazzi per Ranieri, dopo avergli sputato in faccia con ogni maglia e da ogni direzione, saltando sul carro del vincitore come sempre fanno gli italiani, ma questa vittoria appartiene solo a Claudio Ranieri “l’inglese”, il gentleman ed al suo Leicester e l’Italia, gli italiani, la scuola e la tradizione italiana non c’entrano assolutamente niente.

Claudio Ranieri è stato apprezzato solo all’estero, non solo in Inghilterra ma anche in altri paesi dove esiste la cultura dell’impegno e della serietà, dove essere secondi, terzi o quarti non è, come in Italia, solo un contentino economico o in certi casi una vergogna da punire con l’esonero o con orde di tifosi invasati che protestano per le strade e negli stadi.

Quella vergogna ingiusta Ranieri in Italia l’ha conosciuta ed è giusto toglierle un po’ di nebbia. Prima fu opera dei “signori” della Juventus, dove vinse due volte contro il Real Madrid, lottò per il secondo posto nel 2007 e venne esonerato cafonescamente a due giornate dalla fine del campionato quando era tutto inutile e tutto deciso o quasi…Ma la Juve, si sa, apprezza solo i primi.

Nel 2009-2010  Ranieri lotta con l’Inter per il primato ed arriverà sempre secondo e verrà cacciato a furor di popolo e pagherà non per i risultati ma per aver escluso più volte dalla squadra i due “Cesari” Totti e De Rossi (occhio Spalletti, perché in caso di terzo posto, lo stesso destino potrebbe toccare a te) ed anche all’Inter dopo un buon inizio paga la solita follia morattiana e finisce fuori panchina.

Troppo molle per la Nazionale, troppo poco vincente per le grandi squadre, troppo vecchio per affrontare l'agonismo di giocatori e tifosi di squadre piccole e società di provincia e poco telegenico e manageriale per essere un protagonista capace di attirare pubblico, creare interesse e polemica che sono il pane quotidiano del calcio italiano. 

Le uniche soddisfazioni di Ranieri sono legate alle vittorie di Coppa del Re e Supercoppa Europea con il Valencia che tutti hanno dimenticato, alla risalita in prima divisione francese del Monaco caduto in fallimento ed ora che il Leicester ha vinto, solo l’essere un signore gli impedisce di rifiutare categoricamente complimenti ed interviste di origine italiana.  

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