Il nuovo rais ce l’ha fatta. Questa volta non ha fallito,
come gli era accaduto poche altre volte, lo scorso giugno per esempio quando
aveva sottovalutato l’onda d’urto del partito curdo che gli aveva sottratto la
maggioranza assoluta ed aveva per certi versi umiliato la sua fama di unica
guida del paese e come in occasione di Gezi Park, quando i giovani si erano ribellati ma l'Occidente aveva chiuso gli occhi, salvandolo.
Recep Tayip Erdogan non si era arreso ed aveva convocato
nuove elezioni, quelle che un grande manipolatore di urne e di menti non può
assolutamente perdere anche perché ha saputo adoperare tutti i mezzi che i
dittatori pseudo-democratici usano per vincerle: dal bavaglio ai mezzi di
informazione all’invettiva contro le opposizioni impotenti e pericolose fino
alla minaccia del “nemico esterno” con tanto di utilizzo di attentati di dubbia
provenienza.
Così nasce un nuovo rais, che cambierà la costituzione turca
dando pieni poteri al presidente (una sindrome ultimamente molto in voga anche
in Italia, figurarsi in un paese dove le svolte restauratrici sono più
frequenti), che piace molto sia agli Usa che lo considerano il male minore ed
un alleato positivo da contrapporre alla lotta contro Assad ed allo strapotere
russo, sia all’Europa che continua a considerarlo l’unico con cui mantenere
buoni affari.
Nessuno insomma ha pensato al pericolo di una nuova repubblica
islamica nel bel mezzo dell’Occidente, alla nuova diaspora curda che si verrà a
creare non solo verso il Kurdistan ma in generale verso il continente e soprattutto
al delirio di onnipotenza di un uomo che non di certo si fa problemi a mettere
alla gogna scrittori, giornalisti e gente comune che si metta sulla sua strada.
Chiudiamo ancora una volta gli occhi. Buona notte Europa, sogni d’oro.
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