Siguiemos en nuestro viaje dentro de la reforma con la opinión de un otro de los mayores constitucionalistas del país, el profesor Alessandro Torre constitucionalista de la Universidad de Bari.
http://blogs.perfil.com/italiano/2016/11/19/dentro-de-la-reforma-las-razones-del-no1/
sabato 19 novembre 2016
domenica 23 ottobre 2016
domenica 16 ottobre 2016
giovedì 19 maggio 2016
Il rompicoglioni ed il pianto degli ipocriti
C’è una sola verità non a caso radicale è che i
rompicoglioni danno fastidio e le lacrime rituali di tutto il mondo politico,
per quanto di coccodrillo sono vere solo perché quella razza di gente prende
schiaffi in faccia per battaglie che nessuno vuole combattere ma di cui tutti
si prendono meriti e conseguenze.
La nebbia sul radicalismo italiano e forse mondiale è oggi
più che mai fitta e non è solo fatalità che Marco Pannella scompaia nel momento
culminante dell’abdicazione dei diritti civili di fronte al cinismo
dell’economia e della real-politik dove ci si accontenta di brutte leggi come
quella sulle unioni civili, ha rinunciato definitivamente alla certezza ed alla
dignità della pena ed un premier invita a non votare per un referendum.
Certe persone non hanno gioco in politica perché chi
voterebbe per i promotori di leggi che spaccano il matrimonio, legittimano il
suicidio assistito e l’omicidio di bambini non ancora nati, promuovono amnistie
che tirano fuori dalle carceri i “delinquenti”, attaccano Chiesa, Parlamento ed
altri poteri forti? Gente dal bacino elettorale nullo e che obbligano a dilemmi
morali da cui la gran parte delle gente vuole fuggire.
L’epopea dei radicali è finita perché il radicale vive in un
mondo dove le persone credono di avere tutti e quindi non hanno motivo di
chiedere qualcos’altro, soprattutto se gli viene dato a piccoli dosi ed edulcorato
e dove i diritti sono tranquillamente barattabili con qualche soldo in più e la
richiesta di populismo anti-immigrazione a basso costo e con grandi appelli sul
web.
Godetevi questo momento, voi che avete fatto la processione
di benedizione per salutare l’ultimo rompicoglioni, per avere il suo perdono e
l’impressione di amicizia con un monumento con cui non avete condiviso niente,
perché non esistono eredi, né in Grillo, né nei leghisti, non esistono
vaffanculo critici ma solo comici, non esiste gente che spacca ed aggrega, che
diverte ma quando parla lo fa tremendamente sul serio, che non scende a patti…Che
si chiama Giacinto Marco.
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martedì 10 maggio 2016
La Costituzione degli altri e quella di Renzi e Boschi
Qual è la differenza fra Casa Pound, Morosini e la Ministra
Boschi? Obiettivamente tanta, ma di fronte alla Costituzione in realtà nessuna,
perché tutti sono uguali davanti alla Costituzione e perché la Costituzione è
loro e sono a quel testo che i cittadini sono chiamati a dire Si o No e non ad
un leader, ad un profetico vento di cambiamento o di svolta a tutti i costi.
Eppure la Ministra Boschi più uguale di tutti ha detto che
il potenziale 50% che potrebbe votare per il No vota come Casa Pound, con
questo disprezzando quella stessa Costituzione che permette a quella
associazione di esistere, di esprimere il proprio pensiero e di essere scelta o
meno da una base di rappresentanza senza liste bloccate o filtraggi elettorali,
ma al tempo stesso associando chi vota No al gruppo di “voi siete gli altri, i
peggiori a tutti i costi”.
Eppure in questi giorni si è discusso se un magistrato possa
o meno esprimere un’opinione da cittadino, da giurista solo perché appartenente
ad un organo istituzionale quando in realtà è proprio della sussistenza, della
modalità di composizione e della riforma di organi istituzionali di cui si sta
parlando e non del destino di un governo fra tanti a cui pure la Boschi potrà
succedere ma che non è la carta dei nostri diritti e del nostro orgoglio
rappresentativo.
C’è una supponenza culturale nel duo Renzi-Boschi e nel loro
gruppo ristretto che ormai li sta sempre più autoconvincendo di essere gli unici
interpreti del popolo, gli unici capaci di spiegare il cambiamento solo perché
dall’altra parte c’è un gruppo neofascista o un vecchio premier altrettanto
compromesso o i magistrati scomodi perché appartenenti a determinate correnti e
che rende la Costituzione di Renzi e Boschi diversa da quella degli altri: la
loro, la migliore.
Ma è proprio questa l’ignoranza di Renzi e di Boschi, il non
voler capire che la trasformazione di un apparato istituzionale deve essere “sentito”
dal popolo, non solo con battute populiste riferite al minor numero di senatori,
ai minori costi, alla stabilità dei governi con leggi più veloci. Il problema è
dare al popolo una Costituzione che sia eseguita e rispettata per la qualità e
non per la quantità, non perché costa meno, ma perché costa il giusto se i
deputati ed i senatori non mangiano brioches e cappuccino e molto altro a sbafo,
anche se sono mille o cinquecento.
lunedì 9 maggio 2016
Il "problema" del Governo: risarcire o non risarcire
Allora chi ha ragione: la Consob e Banca d’Italia che di
fatto giustificano le banche per l’emissione dei bond sospetti oppure Matteo
Renzi che adesso in piena ricerca di plebisciti decide comunque di risarcire i
danneggiati, dichiarando in sostanza il contrario ed ammettendo indirettamente
che le banche non andavano neppure salvate?
Il problema c’è e si può essere d’accordo oppure no sul
fatto che un risparmiatore debba pensarci più di due volte prima investire
migliaia e migliaia di euro sulle obbligazioni di banche di amici o di amici di
politici influenti con un bel nome in provincia, regione o più in alto e non essere
risarcito per averlo fatto, ma il problema è un altro: è un problema di
coerenza.
Perché non si può, come ha fatto il governo, salvare le
banche ed al tempo stesso rimborsare gli investitori (ma solo all’80%, perché i
soldi sono veramente troppi da recuperare), anche alla luce di un’autorità di
vigilanza sulle operazioni finanziarie in Borsa ed anche della Banca d’Italia
che la pensa esattamente al contrario e dice ai risparmiatori che la loro
comprensione, seppur difficile, era sicuramente possibile.
Non si può perché l’80% dei rimborsi che verserà il governo
non viene dalle banche o dal loro patrimonio, ma ancora una volta dal
patrimonio pubblico e quindi da tutti i comuni cittadini che non si sono
fermati a prendere il prodotto migliore al telefono o alla scrivania della
banca per il puro gusto di alimentare i propri soldi e che anzi ancora
difficilmente riesce ad ottenere un mutuo con i contratti a tempo indeterminato
per tre anni a tutele fosforescenti del Jobs Act.
La notizia è passata sotto traccia, ma Renzi deve scegliere
fra Banca Etruria ed i risparmiatori di Banca Etruria, fra il potere che lo
vuole al Governo ed il potere che lo eleggerebbe (perché tuttora non lo ha
ancora fatto) magari dopo una legge elettorale accondiscendente perché in ballo
ci sono miliardi: i miliardi di chi investe ancora, di chi non vuole farlo e
pagare per gli altri ed anche quelli di chi finanzia tutto ciò ed oggi è stato
assolto definitivamente e potrà continuare a farlo con prospetti…più chiari.
Nebbia.
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sabato 7 maggio 2016
Il confine è salvo
Si dice che Radetzky durante le rivolte italiane del 1848
disse che era inutile tentare di riguadagnare la fedeltà degli italiani con la
diplomazia e che esisteva un solo modo di conservare i territori ovvero la
spada in pugno…Adesso vedendo dall’altra parte Renzi ed Alfano, Francesco
Giuseppe e lo stesso Maresciallo la penserebbero diversamente, perché l'armistizio è costato meno.
Al di là delle chiacchiere sulla posizione dell’Austria
fuori dalla storia concordata da Renzi e Merkel solo per i giornali e le tv, il
governo austriaco peraltro debole e schiavizzato da Strache ha ottenuto ciò che
voleva, ovvero i controlli congiunti sui treni da parte di forze dell’ordine
dei due paesi, verifiche più mirate sulla frontiera del Brennero ed il piano
Renzi che in sostanza è quello di Salvini “aiutiamoli a casa loro”.
E allora? Cosa ha vinto Alfano in questa trattativa in
perdita? E di cosa ci si vanta se il ministro degli Interni austriaco Sobotka
pur negando la costruzione di un muro (e ci mancherebbe altro!), nel congresso del Svp ovvero l’analogo
alto-atesino del partito di Renzi può dire “nessun muro e nessuna chiusura, se
l’Italia fa i compiti” ed affermando che se la Germania controlla possiamo farlo anche noi (già proprio quella Merkel che fiancheggiava Renzi), frasi in linea con la “radetzkiana” memoria.
Il risultato di questo ennesimo compromesso in perdita della
compagnia di Renzi, ormai non più un governo, è la provocazione di scontri
evitabilissimi al Brennero tra polizia e soliti antagonisti, la totale
debolezza italiana sul tema dell’immigrazione tanto da ritornare al solito
problema dei “compiti italiani” e perfino il rafforzamento del candidato più
oltranzista in Austria, quell’Hofer che delle debolezze e delle rinunce
italiane gode grassamente.
In questa ipocrisia assordante c’è una sola persona, il
governatore trentino Ugo Rossi, che già a febbraio aveva tuonato contro questo
affronto austriaco e che invece di far valere il peso dell’autonomia e del
legame storico della propria regione sul piano culturale e linguistico con l’Austria
ha ribadito, con un megafono e davanti al Brennero innevato, il no a reticolati
e posizioni oltranziste e chiamato alla responsabilità gli stati nazionali, il
nostro compreso…Lui c’era, Renzi non lo abbiamo visto.
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mercoledì 4 maggio 2016
Tele...Iato e la bandiera bianca dell'anti-mafia
Muore il mito di TeleJato, il mito di una televisione che a
molti aveva ricordato il coraggio e l’irriverenza di Peppino Impastato, la
speranza di poter prendere botte, anche forti senza mai perdere la forza di
rialzarsi, la sensazione di sentirsi solo ma non isolato ed abbandonato e salvo
doverose verifiche e riabilitazioni un altro pezzo di lotta alla Mafia si
arrende.
Ci sono due forme di resa alla criminalità: quella per
assorbimento e quella per sfinimento e probabilmente Maniaci è stato colpito da
quest’ultima, in un ambiente dove devi trovare motivazioni, difese, essere
sempre sulle spine ed alla fine è stato sommerso dalla volontà di liberarsi
dallo stress con gli stessi mezzi di chi lo crea tutti i giorni.
Ma la vicenda di Maniaci, indagato al momento per estorsione
insieme con altre dieci persone, è forse il culmine della crisi di quell’anti-mafia
professionista che ha visto il figlio di La Torre entrare in rotta con Don
Luigi Ciotti e Libera, di numerosi scrittori che hanno preferito cambiare
argomento o diventare essi stessi l’argomento ed il protagonista, di magistrati
che hanno fatto la spola fra la politica ed il tribunale perdendo in entrambi i
casi.
Purtroppo iniziano a mancare i testimoni ed è questa la cosa
più grave. Il silenzio con cui la figlia di Borsellino è stata costretta alla
rinuncia dell’incarico nella Giunta Crocetta (altro esponente anti-mafia
persosi nei meandri della caciara politica) è significativo e soltanto un
funerale tardivo voluto dalla figlia di Lea Garofalo ha dato un minimo di
emozione e di ricordo ad un paese che ha dimenticato questo problema.
Se chiedete tutto ciò al governo, vi dirà che molto è stato
fatto, se chiedete al Ministero dell’Interno vi dirà che eroicamente ha
resistito alle minacce, ma la gente non ci crede più e forse è il caso che
tutte quella società civile che ancora vuole dare un segnale ai giovani
italiani si svegli, tolga un po’ di NEBBIA dai suoi occhi e riprenda a lavorare
a testa bassa, in silenzio e sul serio.
martedì 3 maggio 2016
Ranieri e quegli applausi ipocriti di chi lo ha svergognato
Tutti pazzi per Ranieri, dopo avergli sputato in faccia con
ogni maglia e da ogni direzione, saltando sul carro del vincitore come sempre
fanno gli italiani, ma questa vittoria appartiene solo a Claudio Ranieri “l’inglese”,
il gentleman ed al suo Leicester e l’Italia, gli italiani, la scuola e la
tradizione italiana non c’entrano assolutamente niente.
Claudio Ranieri è stato apprezzato solo all’estero, non solo
in Inghilterra ma anche in altri paesi dove esiste la cultura dell’impegno e
della serietà, dove essere secondi, terzi o quarti non è, come in Italia, solo
un contentino economico o in certi casi una vergogna da punire con l’esonero o
con orde di tifosi invasati che protestano per le strade e negli stadi.
Quella vergogna ingiusta Ranieri in Italia l’ha conosciuta
ed è giusto toglierle un po’ di nebbia. Prima fu opera dei “signori” della
Juventus, dove vinse due volte contro il Real Madrid, lottò per il secondo
posto nel 2007 e venne esonerato cafonescamente a due giornate dalla fine del
campionato quando era tutto inutile e tutto deciso o quasi…Ma la Juve, si sa,
apprezza solo i primi.
Nel 2009-2010 Ranieri
lotta con l’Inter per il primato ed arriverà sempre secondo e verrà cacciato a
furor di popolo e pagherà non per i risultati ma per aver escluso più volte
dalla squadra i due “Cesari” Totti e De Rossi (occhio Spalletti, perché in caso
di terzo posto, lo stesso destino potrebbe toccare a te) ed anche all’Inter
dopo un buon inizio paga la solita follia morattiana e finisce fuori panchina.
Troppo molle per la Nazionale, troppo poco vincente per le grandi squadre, troppo vecchio per affrontare l'agonismo di giocatori e tifosi di squadre piccole e società di provincia e poco telegenico e manageriale per essere un protagonista capace di attirare pubblico, creare interesse e polemica che sono il pane quotidiano del calcio italiano.
Le uniche soddisfazioni di Ranieri sono legate alle vittorie
di Coppa del Re e Supercoppa Europea con il Valencia che tutti hanno
dimenticato, alla risalita in prima divisione francese del Monaco caduto in
fallimento ed ora che il Leicester ha vinto, solo l’essere un signore gli
impedisce di rifiutare categoricamente complimenti ed interviste di origine
italiana.
https://www.facebook.com/nebbiaduepuntozero/
lunedì 25 aprile 2016
"Belli Ciao"
Mai 25 aprile fu più anonimo di questo del 2016, se si
esclude una ovvia contestazione contro la brigata ebraica per il puro gusto di
metterla sul solito binomio fascisti-sionisti, ma per il resto l’indifferenza
del governo, l’insipienza del Quirinale e l’assoluta privazione di coscienza di
questa festa rende perfino comprensibile l’apertura H24 dei supermercati e dei
negozi.
D’altronde se prima la liberazione era legata allo scontro
di ideologie fra ex comunisti ed ex fascisti, adesso perfino quel falso
ideologismo è stato sommerso dal qualunquismo, per cui se doveste chiedere alle
nuove generazioni cosa sanno della Liberazione, riceverete risposte confuse o
politicizzate ed in alcuni casi perfino il silenzio.
D’altronde quale Liberazione può essere più utile e sentita,
in un paese dove c’è una parte del paese che festeggia la chiusura del Brennero
(da parte dell’Austria nei nostri confronti e quindi contro tutti gli
immigrati, italiani compresi), dove un primo ministro ha seppellito l’intera
storia del suo vecchio partito, trasformandolo in un’americanata elettorale e
dove la storia dei nostri padri e dei nostri nonni è oggetto di disinteresse o
wikipedia.
Meglio abolire, come già qualcuno propose tempo addietro,
una festa che serve unicamente per alimentare ponti di ferie forzate o week-end
al mare, dove ormai perfino i discorsi sono intrisi di retorica europeista che
non funziona o di ricordi sul coraggio e la dignità assolutamente inutili
perché legati nostalgicamente al passato e non assorbiti dalle nuove
generazioni, bruciate da internet e dal populismo crescente.
Guardo nostalgicamente le corone depositare vicino ai
monumenti o vicino alle case dove sono state create lapidi dedicate ai morti
della resistenza, della guerra contro gli invasori di qualunque tipo, che ormai
sono oggetto di osservazione degli immigrati che chiedono a noi una storia che
non conosciamo…E poi pretendiamo che essi conoscano lingua, tradizioni e leggi
del nostro paese…
Nebbia
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sabato 16 aprile 2016
Un Si o No contro la sberla del silenzio
Andate a votare per questo referendum anche se non riuscite
a trovarci un senso, anche se vi sembra apparentemente inutile dire un Si o un
No ed anche se dovete farlo contro qualcuno o qualcosa, anche se avete altro da
fare e se vi annoia andare a perdere un po’ di tempo in un seggio elettorale
senza dover scegliere un volto o un partito.
Andate comunque a votare, sapendo che non è un referendum
sull’ambiente, perché se è vero che bloccare le estrazioni petrolifere in mare
e le relative concessioni entro le dodici miglia significa salvare luoghi e
mari da fonti inquinanti ed evitare un processo infinito di estrazioni senza
termine e senza obiettivi, dimenticatevi che quelle piattaforme saranno
smantellate e smaltite, perché le compagnie fuggiranno e dovrete costringere a
metterle in sicurezza.
Ma non pensate di andare a votare ad un referendum sulla
salvezza dei posti di lavoro: i posti di lavoro nel settore petrolifero si sono
già persi dalla Sicilia a Porto Marghera, dalla Lombardia alla Sardegna e non
di certo per un referendum e per una protesta ma perché è stato già deciso di
spostare il monopolio delle estrazioni dove il lavoro costa meno, le tasse sono
più basse e governi e potentati sono d’accordo dall’Africa all’Asia centrale.
E non pensate neppure che questi posti di lavoro conservati
siano sicuri per voi. Provate a chiedere come si lavora in una piattaforma con
turni da dodici ore e trenta giorni consecutivi in cantiere senza staccare, in
due in una stanza su due brande e solo i soldi ti fanno passare la voglia di
scendere ma dovete essere gente esperta con alle spalle almeno 20-30 nel
settore o ingegneri specializzati…Insomma non stiamo parlando dei vostri figli
con diploma industriale.
E non pensate di votare neppure per un referendum politico,
perché se è vero che soprattutto votando Si (ma in fondo anche votando No)
darete uno smacco ad un governo e ad un premier forte solo del suo agonismo
arrogante e dei potentati che lo proteggono, lui non mollerà e non si schioderà
né dalla sedia, né dai suoi amici finanziatori perché le rivoluzioni non
esistono più
C’è un solo grande motivo per andare a votare: darvi una
mossa e dare un segnale che esistete ancora come popolo o come paese senza
nebbia negli occhi, capace di rispondere ad una domanda, come se subiste uno
schiaffo a cui difficilmente risponderete stando fermi, in silenzio senza dire
Si o No.
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giovedì 24 marzo 2016
Come vivere in guerra? Imparare dagli israeliani
Dalle lacrime alle dichiarazioni
di coraggio dell’intera Europa di fronte all’ennesima scena di terrore a
Bruxelles, dopo Parigi, Londra, Parigi, Istanbul (già perché pure Istanbul è
Europa ed è bene ricordarcelo prima che vada alla deriva), passa il nulla. Un
nulla che non dice la verità sulla paura e sulla sicurezza.
E’ bene che l’Europa inizi ad
andare a scuola da Israele e dagli israeliani, un paese ed un popolo che vivono
da mezzo secolo in guerra ma non la sentono, che sopportano la militarizzazione
non come una prigionia di libertà ormai secondarie quale privacy, mobilità ma come
una condizione per poter vivere guardando in faccia il proprio nemico; che non
vivono certamente privi di paura e tronfi di un coraggio fatto di discorsi
retorici televisivi ma la affrontano sapendo di avere alle spalle una
compattezza di popolo ed apparati che li protegge.
Volete veramente che vi dicano di non avere paura tra un esplosione
e l’altra o volete rinunciare a piccole porzioni di libertà affinché sappiate
cosa si insinua in un aeroporto, in una metropolitana, in una scuola, in un
edificio pubblico? Volete la nebbia nella mente o quella negli occhi del fumo delle esplosioni? E sappiate che la guerra è lunga e non si fa in Libia, in
Siria, in Turchia ma in trincea a casa propria senza discorsoni del tipo “non cambieranno
le nostre abitudini”. Sono già cambiate e ci stiamo prendendo in giro a dirci
di no e fino a quando i nostri governanti, magari in coesione, non faranno una
radiografia seria di chi e cosa attraversa le nostre città, la guerra è persa,
in partenza.
Nebbia
mercoledì 16 marzo 2016
Roma capoccia

Chi vince a Roma? “Mamma Roma Meloni” che si candida più a
nome di tutte le mamme che di un progetto politico, la “Pentastellata furente e
brillante” fresca di pratica da Previti, “l’eletto del Cavaliere uomo che
balzava da emergenze a cerimonie allegre”, “l’eletto del nuovo Blair” ultimo
scampato alla Roma Ladrona, il mitico “Arfio” emblema della Roma ai Romani
macchiati dall’endorsement di Alfano o il nero sbiadito della destra rautiana
che fu?
Scegliete signori, scegliete! Venghino, pure al mercato di
Porta Portese con una capitale che sta offrendo uno spettacolo indegno della
sua arte, della sua storia, perfino della sua tradizione politica del passato
ed a cui resta il solo malinconico realismo della Grande Bellezza di Sorrentino
e la Cupola di San Pietro dove un Papa argentino cerca di salvare il salvabile
della Chiesa e della credibilità di una città.
Ma il peggio di tutto è proprio la candidatura della Meloni,
prima paladina della destra romana, poi incapace di un passo di coraggio perché
autoscoraggiatasi dalla sicura sconfitta e dalla maternità per sua stessa ammissione
e adesso risalita sul podio della migliore, della donna in carriera dell’anima verace
e sociale della città…Ma perché? E per chi?
A lei suona bene la frase di Jep Gambardella in polemica con
la sua salottiera amica..”Allora invece di farci la morale… di guardarci con
antipatia... dovresti guardarci... con affetto… Siamo tutti sull'orlo della
disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci
compagnia, pigliarci un poco in giro... O no? Mai così calzante per tutti i candidati romani.
Nebbia.
Nebbia.
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lunedì 14 marzo 2016
I giganti e le "carine"
E così anche la Germania conobbe il grande trucco dell’oltranzismo
patriottico che Angela Merkel a quanto pare non rappresenta più dopo essersi
discostata dal mito “Deutschland Uber Alles” che è poi la trasposizione tedesca
dell’”Allons Enfant” francese e dei “Fratelli d’Italia” del belpaese che qui è
proprio un partito.
La ricetta è sempre la stessa: sbatti in prima pagina un
leader forte, meglio se donna e piacente, con il leit-motiv trito e ritrito
patria, sicurezza e famiglia, il limite agli immigrati, la guerra ormai noiosissima
all’Euro ed all’Europa e dopo Marine Le Pen, Nicola Sturgeon, Beata Szydlo ecco
Frauke Petry, che presto vedrete su tanti giornali e siti come il volto nuovo della
Germania, l’alternativa alla Merkel, la nuova giovane stella politica.
Dietro tutto ciò, come sempre e come dappertutto grandi
interessi che sfruttano il malcontento, l’ignoranza e la xenofobia, un mix
micidiale che adattato alla Germania dove le persone pur di scavalcare un muro
fino a soli 35 anni fa si facevano sparare e dove ci si vanta della nazionale
integrata da africani, turchi ed iraniani naturalizzati, è alquanto ipocrita ed
inutile.
Il vero pericolo è che qualcuno abbia la tentazione ora di
dare la spallata finale alla Merkel per pur senso di rivincita europea contro
la Germania, gettando il paese più importante d’Europa e quindi l’Europa stessa
sotto il giogo di pensierini hitleriani, perché state attenti, i sorrisi di Le
Pen e Frau Petry sono solo uno specchietto per le allodole e dietro di loro ci sono giganti con i manganelli facili.
Nebbia
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